Descrizione
La più antica torre medievale del feudo di Oria, conosciuta anche come castello, risale al 1307 ed è stata costruita dalla famiglia Dell’Antoglietta (conosciuta all’epoca come de Nantoil o de Nanteuil, discendenti della famiglia che ha vissuto presso Masseria Antoglia) come parte del processo di fortificazione. Il castello si trova su una collina delle Murge, sovrastando la pianura salentina. Nel corso dei secoli, il castello è stato modificato e ampliato più volte.
Nel 1450, il principe Giovanni Antonio Orsini Del Balzo ha ristrutturato la torre, ampliandola e trasformandola in una fortificazione. Nel XV secolo, il castello è passato al marchese di Oria Giovanni Bernardino Bonifacio. Nel XVIII secolo, la famiglia Imperiali ha acquistato il castello, che era già in stato di abbandono dal XVI secolo, e lo ha trasformato in una residenza estiva. Hanno anche stabilito un allevamento di cavalli di razza murgese.
Successivamente, il castello è passato alla famiglia Ungaro, che lo ha utilizzato come palazzo ducale. In seguito, è stato affidato al castellano Antonio d’Arco. Ancora oggi, sono visibili elementi architettonici tardo-medievali e rinascimentali. Fino alla fine del XVIII secolo, il castello conservava le merlature e i cannoni, ma sono stati successivamente rimossi.
Nel 1822, una parte delle scuderie è stata convertita in una cappella dedicata al Santissimo Crocifisso. Nel 1830, la chiesa è stata elevata a parrocchia e consacrata dal vescovo di Oria. Nel corso del Novecento, il castello è stato utilizzato come caserma e scuola. È stato parzialmente restaurato ed è attualmente sede del municipio, della galleria d’arte comunale e del museo archeologico municipale.
Una piccola porzione del castello è di proprietà privata, mentre un’ala è di proprietà della parrocchia e attualmente in fase di restauro. La facciata settentrionale del castello è stata modificata più volte, mentre quella meridionale conserva l’antico mastio, che è stato inglobato nel complesso architettonico e funge ora da Sala del Consiglio.
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Il Palazzo comunale, un tempo masseria fortificata e dimora estiva dei principi Imperiali, si trova nel borgo più antico del Paese.
Sulla piazza omonima (ristrutturata nel 2002) si affaccia il prospetto, con restauro neoclassicheggiante del 1° periodo dell’autonomia comunale (1930 circa), dell’Ing. Francesco Salerno di Francavilla Fontana ad opera del 1° Podestà. Forse il Maestro Domenico Palazzo, già nel lontano 1885, presentò un progetto ricco di portoni e finestre. L’edificio a pianta quadrangolare, è formato da pian terreno e primo piano. La muratura esterna e quella interna è interamente in pietra; la struttura portante è in pietra calcarea a faccia vista, la copertura è in tufo a stella ribassata. La facciata rettangolare tripartita è definita da due coppie di paraste a doppio ordine in mazzaro, che partono dallo zoccolo arrivando al cornicione.
Di forma rettangolare è il portone d’ingresso, incorniciato da lesene poco aggettanti, posto al centro della struttura, ha rispettivamente sul lato destro e sinistro un portone per accedere agli uffici. Le porte-finistre del piano superiore, che si affacciano sulla piazza sono anch’esse contornate da lesene e complete di timpano in mazzaro come i balconi. Al di sopra del cornicione si apre un oculo ellissoidale incorniciato che custodisce l’orologio. Nel prospetto del lato est, come quello ovest sono presenti le sottovolte prive di particolari decorativi, ma ricche di porte e finestre semicircolari. Il pian terrena ospita vari uffici: l’Anagrafe, l’Ufficio Urbanistico, Elettorale e di Leva, l’Ufficio del Vice Sindaco e Vice Segretario. Il primo piano ospita: gli uffici del Sindaco e Amministratori, l’Ufficio del Segretario, Tecnico, Stampa, Economato, Ragioneria e Protocollo, quello dei Servizi Sociali e la Sala Consigliare: i locali voltati del primo piano sono interrotti da un atrio che ha come pavimentazione un mosaico rappresentante il Ponte – Viadotto dell’Impero realizzato dal Maestro Prof. Francesco Pezzolla.
L’edifico oggetto, risale ad epoca ben più lontana e secondo le ipotesi tratte dalla lettura dei rilievi eseguiti sull’intero isolato, sembra che si divida in due parti essenziali, di cui la prima, secondo i riferimenti bibliografici, risalente al XV secolo, l’altra costituita per ampliamento in epoca successiva. Si ha un riscontro principalmente “leggendo” la diversa tessitura delle volte di copertura; mentre nel “primo” manufatto notiamo una sorta di simmetria, data dai locali voltati susseguentisi regolarmente e interrotti dall’atrio già citato, poi coperto con volte a due piani di cui si compone questa parte dell’edifcio. Nel “secondo”, questa successione non si verifica ma si riscontrano ambienti le cui volte di copertura a doppia altezza raggiungono un livello pari all’edificio precedente a due piani.
Questi ultimi ambienti subiscono ulteriori cambiamenti, che interessano una buona metà del manufatto: in epoca incerta si procede al ribassamento interno con la costruzione di volte a botte tessute ortogonalmente rispetto alle originarie a stella, ricavando così due piani, di cui quello terreno viene destinato a frantoio e mulino utilizzato fino ad epoca recente.
Un riferimento occorre fare alle arcate presenti sui prospetti di via Bellanova e Vico Galliano (odierna Largo Chiesa Vecchia) ed è facile notare come solo la parte riferita al secondo manufatto sia originaria e motivata da esigenze di carattere statico di controspinta alle volte di notevole altezza; la restante parte risponde a motivazioni estetiche di continuazione delle arcate a completamento delle facciate interessate.
Su via Dott. Vito Arcangelo Bellanova è anche possibile constatare la diversa impostazione degli archi: a tutto sesto negli originari, e ribassati negli altri casi. Su Vico Galliano il confronto non è possibile poiché durante i lavori di ristrutturazione della “Chiesa Vecchia”, si ebbe un crollo che non rese più possibile la ricostruzione degli archi che furono sostituiti da ampi locali ad uso della sacrestia.